«Mai così tanti occupati dai tempi di Garibaldi» tuona Meloni, evidentemente in cerca di gloria. Tralasciando Garibaldi e i sempre paradossali richiami storici della destra, è vero che l’occupazione è aumentata: «Il numero di occupati a marzo 2024 supera quello di marzo 2023 dell’1,8% (+425mila unità)»1, mentre «Il numero di occupati a luglio 2024 supera quello di luglio 2023 del 2,1% (+490mila unità)»2.
Ma alla luce di questi dati si deve festeggiare innalzando peana all’operato della destra governativa oppure, superata la superficialità dei messaggi politici a mezzo stampa, entrare nel merito delle questioni?
Siamo per la seconda ipotesi e per questo ci soffermeremo su alcuni punti dirimenti:
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innanzitutto, per l’ISTAT risultano “occupate” persone che abbiano lavorato almeno un’ora durante il lasso di tempo utile per il rilevamento dati (una settimana), per cui «sono conteggiati tra gli occupati anche gli irregolari e quelli che contribuiscono al compenso familiare pur non risultando in alcun modo in attività»3;
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rispetto a 12 mesi fa «scende il numero di persone in cerca di lavoro (-16,7%, pari a -334mila unità) mentre cresce quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,2%, pari a +21mila)»4;
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il totale delle ore lavorate torna lievemente a calare (-0,2%5). Fa eccezione il settore dei servizi, che comunque «sono anche l’unica branca in cui i redditi da lavoro dipendente pro capite sono scesi (-0,3%)»6. Un’indicazione del fatto che parte dell’aumento occupazionale sia dovuto a lavoro sottopagato e precario;
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i dati sembrano evidenziare un travaso di lavoro dipendente verso quello autonomo e, difatti, «Nell’arco dei dodici mesi l’occupazione cresce tra i dipendenti permanenti (+2,8%) e gli autonomi (+5,0%), mentre diminuisce tra i dipendenti a termine (-6,6%)»7. È possibile che il calo dei dipendenti a termine sia in buona parte dovuto all’ingrossarsi degli autonomi, secondo la nota e infausta dinamica che vede lavoratori di “serie B” costretti dall’imprenditore a farsi la Partita Iva, pagando le relative imposte di propria tasca ma continuando a vivere nei fatti, in tutto e per tutto, un rapporto di lavoro dipendente;
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per quanto riguarda l’occupazione giovanile nella fascia d’età 25-34, a nostro avviso non bisogna guardare tanto al calo degli occupati (dato del -0,6% rispetto al mese precedente, ma positivo su base trimestrale e annuale) quanto, piuttosto, alla crescita impetuosa dei giovani inattivi (+60% su base annuale), tendenza che va avanti in realtà da oltre un anno. Si tratta probabilmente di un importante campanello d’allarme, totalmente ignorato dalla premier. Non condividiamo nulla del sistema di formazione lavorativa che l’Italia ha sviluppato nel corso del tempo (anche tramite gli investimenti del Pnrr), ma dobbiamo comunque constatare che il nostro Paese complessivamente va erogando una formazione insufficiente e/o inadeguata a sostenere la ripresa della nuova occupazione.
Ci fa piacere che Meloni voglia mostrare “entusiasmo”, ma a leggere meglio i dati si capisce come fornire informazioni parziali sia la sola arma che resta, in assenza di argomentazioni, per occultare i segni di una crisi economica e sociale che ha già investito anche paesi economicamente forti come la Germania.
F. Giusti, E. Gentili
1 Istat: Flash “Occupati e disoccupati” Marzo 2024, p. 1.
2 Istat: Flash “Occupati e disoccupati” Luglio 2024, p. 1.
3 Usb: La bufala dell’aumento dell’occupazione: il governo gioca con i numeri, 1° Febbraio 2024.
4 Istat: Flash “Occupati e disoccupati” Luglio 2024, p. 1.
5 Quando non è specificato, le percentuali si riferiscono alla variazione sul mese precedente.
6 Chiara Brusini: Meloni: “Mai così tanti occupati dai tempi di Garibaldi”. Ma per Istat a luglio sono saliti solo gli autonomi. E le ore lavorate diminuiscono, «ilFattoQuotidiano», 3 Settembre 2024.
7 Istat: Flash “Occupati e disoccupati” Luglio 2024, p. 4.